CESARE DEVE MORIRE (Italia, 2012) Regia di Paolo e Vittorio Taviani Genere: drammatico; durata: 76’; colore; Lingua: italiano; Con: Giovanni Arcuri, Juan Dario Bonetti, Fabio Cavalli, Cosimo Rega, Salvatore Striano – 62 Festival del Cinema di Berlino 2012: Orso d’Oro; Premio della Giuria ecumenica – Premio David di Donatello 2012 : miglior film, miglior regia, miglior montaggio, miglior sonoro- Premio Nastro d’Argento 2012: Nastro dell’Anno a Paolo e Vittorio Taviani e Premio speciale al cast- Festival del Cinema di Filadelfia 2012: Premio del Pubblico a Paolo e Vittorio Taviani- Festival Internazionale del Cinema di Palm Springs 2013 : Premio FIPRESCI-Miglior attore straniero a Francesco Arcuri, Cosimo Rega e Salvatore Striano- Premio della Critica Cinematografica Europea Indipendente 2013 : – Premio Pari Opportunità a Paolo e Vittorio Taviani
Per realizzare“Cesare deve morire” , pellicola a metà fra il film di finzione e il documentario, i fratelli Taviani, per sei mesi, hanno seguito i detenuti del braccio di massima sicurezza del carcere romano di Rebibbia durante le prove per la rappresentazione del “Giulio Cesare” di William Shakespeare. Il film mostra come l’universalità del linguaggio shakespeariano aiuti gli attori a comprendere i propri ruoli e a calarsi nel gioco reciproco degli inganni e del tradimento, della disonestà,del potere e della violenza.Ciascuno degli attori è lasciato libero di recitare nel proprio dialetto d’origine, il che conferisce al testo scespiriano una voce nuova e diversa, quella di un’Italia popolare e appassionata, che reagisce in modo viscerale di fronte al male, al tradimento, ma risponde anche con toni vibranti agli ideali di amicizia e di libertà I Taviani tracciano paralleli fra il dramma di Giulio Cesare e il mondo attuale, descrivendo l’impegno degli attori, il loro coinvolgimento e la loro tendenza a trasporre nello spettacolo anche le loro speranze e le loro paure. Quando le luci si spengono e non si sentono più gli applausi del pubblico, gli attori lasciano il palcoscenico per tornare nelle proprie celle, ma con un misto di orgoglio e commozione in più, come se la recita avesse permesso loro di scoprire i lati più profondi della loro storia personale.Infatti, « Cesare deve morire » è, un film con molteplici chiavi di lettura. Lo si può considerare un documentario sul lavoro che si svolge dietro le quinte durante l’allestimento di uno spettacolo, in un costante incrocio fra cinema e teatro, ma il film dei Taviani descrive anche il processo graduale di reinserimento e di riscatto per uomini colpevoli di delitti anche gravi, che tramite l’incontro con l’arte acquistano una nuova e maggiore consapevolezza della propria umanità.
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In occasione dell’avvio dei negoziati di adesione della Serbia all’Unione europea, l’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con la Cineteca Jugoslava, e con il sostegno della RAI e di MegaComFilm Belgrado, presenta una Rassegna dei film italiani che, dal 2010 al 2013, si sono affermati nei più prestigiosi festival cinematografici, italiani e internazionali, rappresentando il miglior cinema d’autore prodotto in Italia negli ultimi anni.
La rassegna si articola in due sezioni:– Il cinema e la grande opera lirica italiana:29.01.2014 “Rigoletto a Mantova”, (2010), regia di Marco Bellocchio, film scelto per l’inaugurazione ufficiale della nuova Cineteca Jugoslava – Il cinema italiano contemporaneo (2010-2013):30.01.2014 “La solitudine dei numeri primi” (2010), regia di Saverio Costanzo 30.01.2014 “Pranzo di Ferragosto”, (2010), regia di Gianni Di Gregorio31.01.2014 “Le quattro volte”, (2010), regia di Michelangelo Frammartino31.01.2014 “Diaz: non pulire questo sangue”, (2012), regia di Daniele Vicari01.02.2014 “Cesare deve morire”, (2012), regia di Paolo e Vittorio Taviani01.02.2014 “Cosa voglio di più”, (2010), regia di Silvio Soldini
02.02.2014 “Via Castellana Bandiera” (2013), regia di Emma Dante02.02.2014 “Io e te”, (2012), regia di Bernardo Bertolucci
03.02.2014 “Sacro GRA” (2013), regia di Gianfranco Rosi03.02.2014 “La migliore offerta”, (2012), regia di Giuseppe Tornatore