L’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, in collaborazione con Drina Gallery, presenta la mostra “Vittorio Bianchi: Woven Memory”, a cura di Nataša Radojević e Domenico de Chirico, che avrà luogo dal 16 giugno al 28 agosto prossimi presso l’Istituto. La mostra sarà inaugurata venerdì 16 giugno alle ore 16.30 e rimarrà visitabile fino al 28 agosto, dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 18.00 e il venerdì dalle 10.00 alle 15.00.
Vittorio Bianchi agisce nella dimensione spaziale della superficie del tessuto, suo medium artistico privilegiato. Nel farlo, ne oltrepassa i limiti attraverso un’azione gestuale di raschiamento che aggredisce la materia, in un modo che ne sconvolge la struttura senza tradirla: non un atto di rottura infatti, ma di rivelazione, volto ad assecondare l’urgenza dello strato sottostante di irrompere sulla superficie dalla profondità che lo trattiene. L’artista indaga gli spazi della memoria dormienti che scorrono dentro le fibre, rianimandoli nel sollievo di un respiro che torna a riappropriarsi del suo legittimo intervallo. Il suo è un gesto sordo in cui echeggiano i fraseggi intessuti nella storia muta della materia. La superficie si fa pelle sensibile, accarezzata dall’irruenza rivelatrice dell’azione che ne espone i filamenti, quasi fossero la nervatura dell’anatomia dell’eterno flusso della storia. Così facendo, ripristina una tregua nella contrapposizione tra tradizione e innovazione, una calma che invita a una delicata riconciliazione nel rapporto di interdipendenza tra la persistenza di un’identità culturale collettiva e quella dell’ordito che l’ha generata.
Il lavoro di Vittorio Bianchi si muove principalmente nella spazialità di un gesto, ovvero quello della lacerazione. La bidimensionalità dei materiali utilizzati da Bianchi viene sistematicamente messa in discussione da interventi che creano assenze e aprono varchi ad altre possibili dimensioni. Così facendo, egli espone la fragilità e, allo stesso tempo, la radicale eleganza e preziosità di ciò che viene logorato. I tessuti utilizzati dall’artista nelle sue opere, infatti, sono la risultante di una ricerca mirata che spazia dalla seta taiwanese al lampasso italiano, passando per texture monocromatiche e stampe elaborate, pur non escludendo tessuti tecnologici. La sua ricerca artistica fa della multiculturalità la sua matrice, in forte riferimento alla storicità dei materiali trattati e alle tecniche di tessitura, ricongiungendoli di fatto al tempo a cui appartengono. (Domenico de Chirico)
Per maggiori informazioni: https://www.drinagallery.com/exhibitions/35-vittorio-bianchi-woven-memory-curated-by-natasa-radojevic-and-domenico-de-chirico/press_release_text/