Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione EuropeaBELGRADO
TAVOLA ROTONDA sul tema:“I CAVALIERI DEI KOTOKO, CUSTODI DELL’ANIMA”Collezione italiana d’arte africana
Interverranno:Harold Augustus Koko, amabsciatore di Nigeria a BelgradoSira Miori, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in Belgrado e Coordinatore d’Area, Consigliere per gli Affari Culturali dell’Ambasciata d’Italia in SerbiaSenka Kovač, Professore del Dipartimento di Etnologia e Antropologia della Facoltà di Filosofia dell’Università di BelgradoNarcisa Knežević Šijan, Direttore del Museo d’Arte Africana di BelgradoMarija Ličina e Dragan Mišković, curatori del Museo d’Arte Africana di Belgrado e autori del catalogo della mostraL’esposizione “I cavalieri dei Kotoko, custodi dell’anima”, organizzata dal Museo di Arte Africana di Belgrado con l’Istituto Italiano di Cultura, proseguirà fino al 2 novembre 2014, per consentire al maggior numero possibile di visitatori di ammirare questa singolare collezione italiana di arte africana, composta da di 344 statuette in metallo, opera di artisti Kotoko, una popolazione seminomade che vive sulle sponde meridionali del lago Ciad: in Camerun, Ciad e Nigeria. Sono piccole sculture in bronzo, ferro, rame, stagno o leghe di metalli poveri, realizzate con la tecnica della fusione, che non superano gli undici centimetri d’altezza. Rappresentano i cosiddetti “Putchu Guinadji”, cavalieri in groppa ad un cavallo e in rarissimi casi un cavallo senza fantino, considerati dalle popolazioni locali i “custodi dell’anima” e usati come efficaci strumenti per combattere la follia e la possessione. Infatti, in n questa parte del continente africano è diffusa la credenza che i “Putchu Guinadji” racchiudano l’antica sapienza esoterica dello sciamano che parla con lo spirito e che riesce, spesso, a modificare la realtà. Queste statuette costituiscono una delle numerose forme di magia apotropaica africana e sono considerate oggetti “vivi”: il cavallo rappresenta lo spirito dell’individuo posseduto dalla malattia, mentre il cavaliere è, invece, lo spirito che lo possiede. I cavalli, a volte, trasportano un coccodrillo, per intimorire gli spiriti malvagi e allontanarli dal malato. I cavalieri sono quasi sempre armati perchè devono difendere il malato dagli spiriti maligni, dalla malattia e dalla morte.Questa collezione esclusiva evidenzia come ciascuna statua rappresenti un microcosmo artistico a se stante e abbia aspetti di grande interesse estetico, nelle sue minuscole dimensioni. Si tratta di “un universo artistico in miniatura”, afferma Pierluigi Peroni, collezionista e studioso di arte africana.
Come per tutte le opere della cosiddetta ”Arte Primitiva Africana”, anche i “Putchu Guinadji” dei Kotoko ci fanno riflettere sulle ragioni per cui molti dei grandi artisti europei del primo Novecento – da Amedeo Modigliani a Marino Marini; da Pablo Picasso a Paul Cézanne, a Arman, da Paul Klee a Alberto Giacometti, a Max Ernst, a Constantin Brancusi – siano stati appassionati collezionisti di arte africana e da essa abbiano tratto proficua ispirazione per il loro percorso artistico.
La partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura in Belgrado alla realizzazione dell’esposizione della Collezione Pierluigi Peroni su “I cavalieri dei Kotoko, custodi dell’anima” rientra nel contesto europeo e bilaterale di sostegno e valorizzazione delle spressioni culturali dei Popoli dell’Africa.
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“Uno dei pilastri su cui poggia l’Unione Europea, di cui l’Italia è Paese fondatore, è la salvaguardia e la valorizzazione della diversità linguistica e culturale dei popoli. E’ un principio che ha la sua base nei Trattati di Roma del 1957, la pietra miliare dell’Unione.La cooperazione culturale con i Paesi dell’Africa, promossa dalla Commissione europea, è oggi definita da una convenzione, nota come “Accordo di Cotonou”, che sviluppa e sostiene progetti culturali che spaziano dalle arti figurative al design, al cinema, alla musica, alla fotografia. Le linee guida della Commissione europea per la tutela e la promozione delle espressioni culturali dei popoli tengono anche in considerazione i principi ispiratori della “Convenzione sulla protezione e promozione delle diversità delle espressioni culturali” per la conservazione delle diversità culturali e la promozione della creatività artistica, adottata dall’UNESCO nell’ottobre 2005 e ratificata dall’Italia il 19 febbraio 2007.L’”Agenda europea per la Cultura in un mondo in via di globalizzazione” del 2007, assegna alla cultura un posto importante nel dialogo politico dell’Unione Europea con le regioni geografiche e i singoli Paesi del mondo. Si propone di promuovere gli scambi culturali e di integrare sistematicamente la cultura nei programmi UE e nei vari progetti di sviluppo ad essi collegati, secondo le priorità concordate con i paesi interessati. L’obiettivo è quello di costituire un laboratorio di dialogo tra i popoli e le culture, al fine di rafforzare la cooperazione culturale multilaterale, in una cornice di progettazione comune, alla quale partecipano anche i singoli Paesi UE.In questo contesto, lo sviluppo dei popoli è sostenuto e promosso nel rispetto della loro diversità culturale, linguistica e religiosa, per la salvaguardia delle testimonianze storiche, delle tradizioni e del patrimonio culturale che hanno fatto la loro storia. E’ un progetto di ampio respiro, che ha come obiettivo quello di permettere a tutti i popoli di contribuire al processo democratico e alla modernità sulla base delle loro tradizioni culturali, per la promozione della pace e del rispetto dei diritti umani” (Sira Miori, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in Belgrado e Coordinatore d’Area).