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Festival del Cinema Europeo ContemporaneoLE QUATTRO VOLTERegia di Michelangelo Frammartino

BELGRADOMaggio, mese delle Culture dei Popoli d’Europa

LE QUATTRO VOLTE (2010)Regia di Michelangelo FrammartinoCoproduzione: Italia, Germania, SvizzeraŽanr: drama; trajanje: 88’; u boji; Jazik: italijanski sa titilovima na srpskom; Uloge: Đuzepe Fuda, Bruno Timpano, Nazareno Timpano, Artemio VeloneGrand Prix, al Festival del Cinema Italiano di Annecy 2010Premio “Golden Puffin” per il miglior film, al Festival Internazionale del Cinema di Reykjavik 2010Nastro d’Argento speciale, al Premio Nastro d’Argento 2011Premio per il miglior film e per il miglior montaggio, al Festival Internazionale del Cinema di Bari 2011Il titolo di questo originalissimo film si riferisce alla teoria della metempsicosi esposta dal filosofo greco  Pitagora, il quale sosteneva di aver vissuto quattro vite. E quattro,appunto,  sono le parti in cui si articola la narrazione delle storie che si svolgono nel paesino calabrese di Caulonia.Nella prima parte un vecchio pastore di capre si cura con una medicina di sua invenzione: la polvere del pavimento della chiesa locale, mista ad acqua.Dal mondo degli uomini, il registaMichelangelo Frammartino volge successivamente la sua attenzione al regno animale, studiando l’esistenza di una giovane capra fin dalla sua nascita,  per passare poi al regno vegetale e a quello minerale con la storia di un abete che viene abbattuto ed esposto nella piazza di Caulonia, dove, nel corso di una festa popolare, i paesani bruciano l’albero riducendolo in cenere.Il fuoco e il fumo dei falò rimandano ad antichi riti. Il carbone prodotto  viene portato nelle case del paese, in un finale che evidenzia l’interazione delle quattro parti in cui si articola il film e mostra  quale sia il vero posto dell’uomo nello schema universale della realtà. Il mondo descritto da Michelangelo Frammartino concede poco spazio alla modernità e sembra seguire antichi e immutabili modelli di vita.Questo film, quasi del tutto privo di dialogo, si avvicina al genere documentaristico, ma senza alcuna pretesa di analisi socio-economica. E’ interessante e affascinante per la sua apparente semplicità narrativa, dietro alla quale si percepisce una più profonda e complessa meditazione sugli infiniti e invisibili legami che uniscono l’uomo agli animali, alle piante, ai minerali e cioè alla realtà che lo circonda e all’universo in cui vive.

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