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ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO (Italia, 2013)Regia di Matteo OleottoPremio Miglior film della 28. Settimana Internazionale della Critica 70 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia;Premio Miglior opera primaPremi Ciak d’Oro 2014Genere: commedia; durata:103’; colore;Lingua: italiano con sottotitoli in serbo;Con: Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Doina Komissarov, Rok Prasnikar, Marjuta SlamicIn un paesino della provincia di Gorizia, a pochissima distanza dal confine con la Slovenia, Paolo Bressan, un uomo disfatto fisicamente e moralmente, trascina le sue penose giornate tra il centro anziani, dove lavora alla mensa, e l’osteria , in cui si ritrovano i suoi compaesani. L’ex moglie Stefanja e il suo compagno Alfio lo invitano di tanto in tanto a casa loro, mossi da compassione, ma Paolo non dimostra gratitudine alcuna nei loro confronti.La morte di una parente che vive oltre confine sconvolge l’esistenza di questo singolare individuo che si ritrova in casa un nipote di cui ignorava l’esistenza. Si tratta di Zoran, un adolescente introverso e problematico, ma molto colto e soprattutto con un talento naturale per il gioco delle freccette. E proprio quest’abilità insospettata avvicina il ragazzo allo zio, che fino ad allora lo considerava solo un ragazzotto scemo. Dapprima l’uomo è spinto dalla speranza di poter sfruttare a proprio vantaggio le doti del nipote, ma a poco a poco il rapporto con il giovane permette a Paolo di uscire dalla sua misantropia e di recuperare quell’umanità che aveva soffocato per troppo tempo. Matteo Oleotto, dopo aver diretto vari cortometraggi, fra cui “Stanza 21” (2004) con il quale ottiene la menzione della Giuria del Festival Internazionale del Cinema di Belgrado, debutta con questo lungometraggio alla 70° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il premio della 28° Settimana Internazionale della Critica. Ma anche il pubblico ha apprezzato questo intelligente e sensibile ritratto della vita quotidiana in un paese di provincia, dove , cone afferma lo stesso Oleotto “tutti sono costretti a partecipare alla vita degli altri, è impossibile perdersi di vista». Commedia e dramma si mescolano e la rappresentazione della vicenda umana del protagonista di “Zoran, il mio nipote scemo” trova il suo spazio naturale nell’osteria, dove gli avventori condividono gioie e dolori con gli amici, senza mai trovare una risposta a tutte le loro domande, ma consolandosi con un bicchiere di rosso e una partita a freccette